Storia ed eruzioni
L’attività tra il 79 d.C. e il 1631: Il Vesuvio entra nella storia della vulcanologia con l’eruzione del 79 d.C. Essa inizia con la formazione di un’alta colonna di gas, cenere e lapilli, così descritta da Plinio, che da Miseno (20 km dal vulcano), la può osservare in tutto il suo sviluppo: “La nube (…) a forma di pino, si sollevava alta nel cielo e si dilatava come emettendo rami”. Intere città, tra le quali Pompei ed Ercolano, vengono distrutte. I prodotti eruttati dal Vesuvio ricoprono i campi, riempiono le vie, le case e i templi delle città. Dopo l’eruzione del 79 sul Vesuvio cade un lungo silenzio e la prima notizia di una sua persistente attività (“emette molta cenere che giunge fino al mare”) è riportata nel 172 da Galeno, un medico greco che descrive le proprietà dell’aria secca del luogo creata da fuochi sotterranei. Dione Cassio riferisce di una violenta eruzione nel 203, i cui boati vengono uditi fino a Capua, a 40 km dal Vesuvio. Notizie di altre due grosse eruzioni avvenute nel 472 e 512 sono riportate da Marcellino Comite, cancelliere dell’Imperatore Giustiniano. Questi riferisce che il 6 novembre 472 “il Vesuvio, torrido monte della Campania che brucia di fuochi interni, ha vomitato le viscere bruciate; durante il giorno portò le tenebre con una polvere minuta sulla superficie di tutta l’Europa”. L’eruzione del 512 è dettagliatamente descritta da Cassiodoro, un questore di re Teodorico, in una lettera redatta per chiedere l’esenzione dalle tasse per le popolazioni danneggiate dall’eruzione. Egli riferisce che “vola (…) una cenere bruciata che, dopo aver formato delle nuvole pulvirolente, piove con gocce di polvere anche sulle province d’oltremare (…). E’ possibile vedere fiumi di cenere scorrere come liquidi fluenti che trascinano sabbie calde (…) e il dorso dei campi si gonfiano all’improvviso fino a raggiungere le cime degli alberi”. Un’eruzione esplosiva, avvenuta tra il 680 e il 685, è riportata da Paolo Diacono nella Historia Longobardorum e altre sono segnalate nel 787 e 968. Leone Marsicano, nelle cronache dell’Abbazia di Montecassino, parlando dell’eruzione del 968, riferisce di “un incendio grandissimo ed insolito che giunse fino al mare”. In questa eruzione vi è forse la prima testimonianza di una colata di lava, definita come “resina sulfurea che con impeto ininterrotto precipitava verso il mare”. Numerosi autori parlano di eruzioni nel 991, 993 e 999, ma essendo quegli anni pervasi dalla convinzione di una imminente fine del mondo, ogni riferimento a catastrofi deve essere letta con un certo margine di sospetto. Nelle cronache dell’Abbazia di Montecassino è segnalata un’altra eruzione durata sei giorni dal 27 gennaio 1037 e un evento esplosivo tra il 1068 e 1078. L’ultima eruzione, prima di un lungo periodo di quiescenza, avviene agli inizi del giugno 1139 ed è riportata sia dalle cronache di Montecassino che da quelle dell’Abbazia di Cava dei Tirreni, nonché dal segretario di Papa Innocenzo II, Falcone Beneventano, il quale scrisse che il Vesuvio “gettò per ben otto giorni potentissimo fuoco e fiamme vive”. Non si conoscono testimonianze attendibili sull’attività del Vesuvio dopo il 1139. Intorno al 1360, Boccaccio scrive che dal Vesuvio “ora non escono ne’ fiamme ne’ fumo”. In un imprecisato anno del 1500, Ambrogio Leone da Nola riferisce di un’eruzione durata tre giorni, alla quale fece seguito la formazione di fumarole gassose. Un soldato spagnolo, salito al Vesuvio nel 1501 insieme alla Regina Isabella, descrisse il cratere come “un foro da 25 a 30 palmi di diametro e da cui esce continuamente del fumo” che, secondo alcuni “diventa la notte una fiamma vivissima”. Nel 1575, Stephanus Pighius, un ecclesiastico belga in viaggio in Italia, descrive il Vesuvio “rivestito da splendidi vigneti, e così anche i colli e i campi vicini”. In mezzo alla sua cima si apre una voragine, ma il vulcano “è freddo, ne’ sembra emettere alcun calore o fumo”. Dal 1500 1631 è dunque certo che il Vesuvio sia rimasto inattivo o quasi. La montagna si era ricoperta di coltivazioni e i paesi distrutti avevano ripreso a vivere, dimenticando rapidamente le eruzioni passate. Grossi alberi crescevano fino al Gran Cono, il cono all’interno della caldera del Somma, e tutto l’apparato era chiamato la montagna di Somma, dal nome della città che sorge ai piedi del Vesuvio.
L’attività tra il 1631 e il 1944: Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1631, tra fortissimi boati e terremoti, il Vesuvio torna in attività con una disastrosa eruzione che semina panico e distruzione. Già da alcuni mesi tutta la zona era afflitta da frequenti terremoti, che si erano intensificati pochi giorni prima dell’eruzione. Gianbattista Manso, un letterato dell’epoca descrive la nube eruttiva che si alza in parte verso il cielo (colonna pliniana) e in parte si dilata sulle falde del monte come un torrente (surge e flussi piroclastici). La fase più violenta durò tre giorni e tutta l’eruzione si esaurì in cinque giorni, lasciando uno strascico di colate di fango e frane di materiali vulcanici accumulati sui pendii. Deboli emissioni di ceneri e terremoti proseguirono per mesi. Dopo questa eruzione il Vesuvio ha cambiato forma: la cima, prima più alta di quella del Somma, appare decapitata e il cratere, secondo Bouchard, uno studioso francese salito fino al bordo della voragine, ha un diametro di circa due miglia (tre km e mezzo), rispetto al miglio precedente. Verso Torre del Greco si erano aperte sei nuove bocche eruttive. Con l’eruzione del 1631 il Vesuvio entra in una fase di attività persistente che perdura, salvo brevi periodi, fino al 1944. Violenti episodi sono segnalati nel 1794, nel 1822, 1834, 1850 e 1872. Dopo il 1872 lente effusioni di lava che durano per molti anni formano dei rilievi (duomi di lava) in prossimità del cratere. Uno di questi duomi, formatosi fra il 1895 ed il 1899 nella zona fra l’Osservatorio e il Cono, costituisce l’attuale Colle Umberto. Nel 1872, dopo l’eruzione, il cono del Vesuvio raggiunge la sua massima altezza con 1335 m s.l.m. Nel maggio del 1905 inizia una nuova eruzione, dapprima con lenti efflussi di lava e, dal gennaio 1906, con un’attività esplosiva intermittente (attività stromboliana). Il 7 aprile 1906 l’eruzione entra nel vivo con alte fontane di lava e forti terremoti, e culmina con la formazione di una colonna pliniana che raggiunge un’altezza di 13.000 metri. L’eruzione termina verso la fine di aprile. Dopo l’eruzione del 1906, la cima del Vesuvio appare troncata e presenta un’ampia voragine di circa 500 metri di diametro e 250 di profondità. L’orlo craterico è ribassato fino a 1.145 metri nel punto minimo, cioé 180 metri meno di prima. Le pareti interne del cratere presentano una inclinazione di 40-45° fino a circa 80 metri sotto l’orlo e poi, verso il fondo, diventano quasi verticali. Negli anni successivi, l’interno del cratere è interessato da continui franamenti di materiale incoerente che forma le pareti quasi verticali della voragine. Il 10 maggio 1913 il fondo del cratere sprofonda di circa 75 metri per un’area del diametro di 150 metri. A partire dal 5 luglio 1913 tale sprofondamento si riempie di lava. Piccole esplosioni provocano lanci di scorie che si accumulano formando un conetto. Fra il 1915 ed il 1920 il fondo del cratere si solleva di circa 100 metri. Il 28 novembre del 1926 avviene il primo trabocco di lava all’esterno del cratere e tre anni dopo, nel giugno del 1929, si registra una violenta eruzione. Dopo questa eruzione, il Vesuvio alterna stasi e attività, per lo più concentrata all’interno del cono, per parecchi anni. Il 12 agosto 1943 la lava riprende a sgorgare all’interno del cratere da una bocca posta al piede del conetto. L’apertura di questa bocca causa il crollo del conetto che, a sua volta, determina un aumento delle esplosioni. Il 6 gennaio 1944 aumenta il flusso di lava. Da una frattura apertasi sul fianco del conetto, scaturisce una colata che, dopo aver invaso in meno di un’ora il settore ovest del cratere, si riversa all’esterno spingendosi per oltre 100 metri a valle. La lava continua a fluire all’esterno del cratere sino al 26 gennaio e all’interno dello stesso fino al 23 febbraio, giorno in cui l’attività effusiva cessa del tutto. Nelle prime ore del 13 marzo 1944 crollano le pareti del conetto e cessa ogni tipo di attività fino al pomeriggio del 14 marzo, quando riprendono nuovi deboli lanci di scorie, la cui frequenza e copiosità va lievemente aumentando nei tre giorni successivi. Nella notte tra 17 e 18 marzo, con un poderoso crollo del conetto, cessa nuovamente ogni attività.
Inizio dell’eruzione | Tipo di eruzione | Note |
79 | esplosiva | Ceneri, pomici e lahar |
472 | effusiva-esplosiva | Flussi di lava e lahar verso NW |
512 | ??? | —– |
26 febbraio 685 | effusiva | Imponenti colate di lava |
787 | effusiva-esplosiva | Colonne stromboliane, lahar, ed imponenti colate di lava |
968 | ??? | Colate laviche verso il mare |
27 gennaio 1037 | ??? | Colate laviche verso il mare |
29 maggio 1139 | esplosiva | Caduta di cenere |
1500 | esplosiva | Caduta di cenere |
16 dicembre 1631 | effusiva-esplosiva | Collassamento del Gran Cono; colate fino al mare |
3 luglio 1660 | esplosiva | Caduta di cenere verso NE |
13 aprile 1694 | effusiva | Lava verso Torre del Greco |
25 maggio 1698 | effusiva-esplosiva | Danni per caduta di cenere verso SE |
28 luglio 1707 | effusiva-esplosiva | —– |
20 maggio 1737 | effusiva-esplosiva | Un flusso di lava invade T. del Greco; caduta di cenere e lahar |
23 dicembre 1760 | effusiva-esplosiva | Apertura di bocche laterali sul fianco S (150 m slm) |
19 ottobre 1767 | effusiva-esplosiva | Due flussi di lava verso T.Annunziata. e S. Giorgio a Cremano |
8 agosto 1779 | esplosiva | cenere e proietti su Ottaviano |
15 giugno 1794 | effusiva-esplosiva | Apertura di bocche a SO (470 m slm) |
22 ottobre 1822 | effusiva-esplosiva | Due flussi di lava verso T. del Greco e Boscotrecase |
23 agosto 1834 | effusiva-esplosiva | Un flusso di lava verso Poggiomarino |
6 febbraio 1850 | effusiva-esplosiva | —– |
1 maggio 1855 | effusiva | Un flusso di vala invade Massa e S.Sebastiano |
8 dicembre 1861 | effusiva-esplosiva | Apertura di bocche laterali a SO (290 m slm) |
15 novembre 1868 | effusiva | —– |
24 aprile 1872 | effusiva-esplosiva | Un flusso di lava invade Massa e S. Sebastiano |
4 aprile 1906 | effusiva-esplosiva | Un flusso di lava verso T.Annunziata, forte attività esplosiva |
3 giugno 1929 | effusiva-esplosiva | Un flusso di lava verso Terzigno |
18 marzo 1944 | effusiva-esplosiva | Un flusso di lava invade Massa e S.Sebastiano |